Addio alle bollette a 28 Giorni: sono illecite
Addio alle bollette a 28 giorni: sono illecite.
Si dovrà tornare alle bollette mensili. Con quel sistema ti facevano pagare un mese in più all’anno.
Agcom boccia senza appello le bollette di casa (telefono, internet)
basate sulla tariffazione a quattro settimane anziché un mese. Gli operatori hanno 90 giorni per tornare al modello mensile. Immediata la reazione di Asstel, associazione di Confindustria che rappresenta le telco.
Replicando uno schema ormai diffuso nel mondo mobile, le telco hanno recentemente esteso la fatturazione a 28 giorni anche ai piani e alle tariffe domestiche.
Vale a dire che oggi il prezzo comunicato dagli operatori per gli abbonamenti a Internet (e voce) di casa non si riferisce più a un mese ma precisamente a 4 settimane, col risultato che in un anno paghiamo 13 “mensilità” anzichè 12 con un incremento dell’8% rispetto al passato.
Ormai ci sono dentro un po’ tutti: ha iniziato Wind-Infostrada, poi Vodafone, recentemente TIM e dal 1 maggio tocca a Fastweb, cosa che di fatto lascia Tiscali da sola nel mondo (ormai arido) delle tariffe mensili.
Questa situazione potrebbe subire una battuta d’arresto a seguito della delibera dell’Agcom che di fatto impone il ritorno alla cadenza mensile per i servizi di telefonia fissa, voce e Internet.
L’authority è giunta a questa conclusione avendo ravvisato problemi di trasparenza: l’assenza di un parametro temporale certo che consenta una facile comparazione tre le offerte e il controllo dei consumi può disorientare l’utente, specie in mondo come quello della connettività domestica ancora basato su abbonamenti a lungo termine.
L’universo degli smartphone e delle tariffe mobile non è coinvolto, fermo restando che il rinnovo minimo deve essere di 28 giorni: in questo modo Agcom mantiene inalterata la situazione vigente ma preclude agli operatori la possibilità di limitare ulteriormente in futuro il periodo minimo per il rinnovo degli opzioni in abbonamento e ricaricabili.
A seguito della delibera, Agcom ha deciso che il mese è l’unità di misura corretta per garantire agli utenti domestici un’informazione trasparente, tenuto anche conto che il mercato dei servizi all’ingrosso è basato sulla medesima unità di tempo.
Le telco hanno ora 90 giorni per adeguarsi alle nuove regole, ma nella serata di ieri Asstel, associazione delle telco in seno a Confindustria, ha già contestato la delibera sostenendo che non sia compito nè prerogativa di Agcom entrare nel merito dei rapporti tra le telco e gli utenti: “Agcom non ha il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali fra operatori telefonici e clienti”, si legge nella nota, “quale ad esempio la durata di rinnovo e dei cicli di fatturazione, ma può soltanto intervenire a tutela della clientela in materia di trasparenza informativa”.
L’associazione promette di difendere a spada tratta gli interessi dei propri associati: “Tuteleremo i diritti dei nostri associati nelle sedi più opportune”, aggiunge il presidente di Asstel Dina Ravera “con l’obiettivo di ripristinare il diritto degli operatori al libero esercizio dell’attività di impresa”.