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Siamo un Paese alla frutta

Siamo un Paese alla frutta 

Oramai siamo un Paese alla frutta.

Fino a ieri l’Italia era considerato un territorio di benessere e di lavoro.   Siamo un Paese alla frutta
Ora siamo alla frutta.

Abbiamo una guardia del corpo ad ogni angolo, una ogni negozio, una ogni supermercato, una ogni panetteria.(non uso aggettivi per non cadere nel tranello del “razzista”, non è questo il senso del post).
Ricordo quando ero piccino (Napoleone era pressoché maggiorenne), andavi al mare e vedere uno “di colore” era un evento.

Forse pure un simpatico momento.

Ora viaggi per la città e sei un mezzo a targhe straniere, se ne scorgi una italiana pensi di essere tornato in Patria.
Nulla oramai noi italiani ci stiamo estinguendo.
Ma scrivo questi pensieri per altro ben grave problema.

C’è fame, c’è troppa fame, e si nota.
Ad esempio basta leggere i pali, ovunque c’è qualcuno che disperatamente cerca lavoro. Ma il top lo sto notando ultimamente sui Social.

Un Azienda x vende manodopera edile (esempio). Fino ad ieri i commenti erano “ciao quanto costa? “, “…posso avere un preventivo? “. Ora è cambiato tutto.

C’è la concorrenza che sotto quel post scrive la loro offerta.
Praticamente la battaglia tra chi vende un servizio e la concorrenza. Nessuno compra, tutti vendono.

Allarmante. Deprimente. Sconfortante.

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Crisi terminata

La crisi é passata. 

Il lavoro é in crescita.

La disoccupazione é ai minimi storici.   La crisi é passata

Ma al Governo credono veramente di gestire pecore senza ne occhi ne cervello? 

Sanno perfettamente di dire l’esatto opposto della situazione reale, e sperano che a Marzo gli rinnoviamo la cecità cronica? 

Per strada basta voltarsi a vedere i negozi, 30% chiusi da poco. 20% chiusi dal Medioevo e restanti “fortunati” che boccheggiano mese per mese.

Aziende che chiudono e avventurieri (come noi) che aprono.

Su 100 tra “amici/clienti” visitati, l’80% non esiste più.  Il 10% mi dice: “….. se passi a fine mese non so se mi trovi ancora”.

Si la crisi é finita. Adesso rialziamoci e ripartiamo.

A partire da Marzo, non capisco nulla di Politica, non mi permetto di consigliare nessuno, ma ho le idee chiare.

Per “5” motivi saprò cosa votare. 

Senza alcun dubbio.

 

#avantidecisi

 

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Router libero per tutti

Router libero per tutti, NON IMPOSTO !!

Liberalizzazione del Router necessaria per un Tecnologia moderna e una Gestione autonoma da parte di tutti, privati ed aziende.

ROUTER LIBERO PER TUTTI

Aires, l’associazione dei venditori specializzati, e Vtke, l’Associazione dei fabbricanti di terminali TLC chiedono all’AGCOM di intervenire sulla questione router.

Aires, l’associazione dei venditori specializzati, e Vtke, l’Associazione dei fabbricanti di terminali di telecomunicazione hanno domandato all’AGCOM di garantire la libertà di router.

Da tempo, com’è risaputo, è in atto una battaglia contro le telco per ristabilire il diritto per gli utenti di impiegare le apparecchiature che preferiscono. Non è chiaro per quale motivo si debba essere costretti a usare i router forniti dagli operatori, che spesso sono nettamente inferiori a qualsiasi prodotto presente sul mercato.

Non meno importante il fatto che se li facciano strapagare e grazie a questi applichino vincoli contrattuali da 24 mesi.

Aires, per i venditori, e Vtke, per i produttori, hanno rotto gli indugi. “Il tema è già entrato nelle aule parlamentari anche in Italia, e per certi versi parrebbe che l’attuale legislazione tuteli già il principio del router libero”, si legge nella nota congiunta.

“Ma gli Internet provider italiani hanno ‘forzato’ l’interpretazione, identificando il router non tanto come un apparato di proprietà e di libera scelta e configurazione da parte dell’utente, ma come ultimo terminale della rete pubblica, su cui è necessario che il gestore abbia il pieno controllo per garantire il buon funzionamento della rete”.

Lo sa bene il deputato Ivan Catalano (Civici Innovatori) che da tempo sta portando avanti una battaglia in sede parlamentare per far rispettare questo diritto.

Non solo è una limitazione della libertà dell’utente e incide sulla difficoltà a cambiare gestore, ma presenta diversi rischi per la sicurezza.

“Con i router dei gestori tutti uguali e configurati serialmente, l’identificazione di una vulnerabilità diventa una facile porta di ingresso verso tutte le reti locali e i dati degli utenti da parte dei malintenzionati”, puntualizzano le associazioni.

Emblematico il recente caso di Wind-Infostrada e anche quello analogo di Deutsche Telekom nell’autunno del 2016 quando andarono in blocco bene 900.000 router.

E dire che è proprio il dispositivo che permette di rendere il servizio ancora più neutrale, poiché i gestori avrebbero maggiore difficoltà a privilegiare un servizio invece che un altro.

“Per questo motivo si ritiene che Agcom, nell’ambito della propria attività di regolatore, operando a favore della tutela dei cittadini e dei loro diritti digitali, debba sancire che il router non è un nodo della rete pubblica ma debba essere considerato piuttosto il primo apparato della rete locale, e quindi sotto il controllo dell’utente”, prosegue la nota.

“In pratica, va sancito il confinamento della rete pubblica (sulla quale ha senso che il gestore abbia il pieno controllo) fino alla borchia di rete fibra-rame e non all’apparato; il router è e deve restare il cuore della rete locale sulla quale l’utente non può che avere il pieno ed esclusivo controllo”.

In Germania da agosto 2016 è applicata una legge che consente il libero uso di apparecchiature e non è chiaro per quale motivo l’Italia debba fare eccezione.

citazione Link ⇒ Link originale

 

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Addio alle bollette a 28 Giorni: sono illecite

Addio alle bollette a 28 giorni: sono illecite.

Si dovrà tornare alle bollette mensili. Con quel sistema ti facevano pagare un mese in più all’anno.

Agcom boccia senza appello le bollette di casa (telefono, internet)Addio alle bollette a 28 giorni

basate sulla tariffazione a quattro settimane anziché un mese. Gli operatori hanno 90 giorni per tornare al modello mensile. Immediata la reazione di Asstel, associazione di Confindustria che rappresenta le telco.

Replicando uno schema ormai diffuso nel mondo mobile, le telco hanno recentemente esteso la fatturazione a 28 giorni anche ai piani e alle tariffe domestiche.

Vale a dire che oggi il prezzo comunicato dagli operatori per gli abbonamenti a Internet (e voce) di casa non si riferisce più a un mese ma precisamente a 4 settimane, col risultato che in un anno paghiamo 13 “mensilità” anzichè 12 con un incremento dell’8% rispetto al passato.

Ormai ci sono dentro un po’ tutti: ha iniziato Wind-Infostrada, poi Vodafone, recentemente TIM e dal 1 maggio tocca a Fastweb, cosa che di fatto lascia Tiscali da sola nel mondo (ormai arido) delle tariffe mensili.

Questa situazione potrebbe subire una battuta d’arresto a seguito della delibera dell’Agcom che di fatto impone il ritorno alla cadenza mensile per i servizi di telefonia fissa, voce e Internet.

L’authority è giunta a questa conclusione avendo ravvisato problemi di trasparenza: l’assenza di un parametro temporale certo che consenta una facile comparazione tre le offerte e il controllo dei consumi può disorientare l’utente, specie in mondo come quello della connettività domestica ancora basato su abbonamenti a lungo termine.

L’universo degli smartphone e delle tariffe mobile non è coinvolto, fermo restando che il rinnovo minimo deve essere di 28 giorni: in questo modo Agcom mantiene inalterata la situazione vigente ma preclude agli operatori la possibilità di limitare ulteriormente in futuro il periodo minimo per il rinnovo degli opzioni in abbonamento e ricaricabili.

A seguito della delibera, Agcom ha deciso che il mese è l’unità di misura corretta per garantire agli utenti domestici un’informazione trasparente, tenuto anche conto che il mercato dei servizi all’ingrosso è basato sulla medesima unità di tempo.

Le telco hanno ora 90 giorni per adeguarsi alle nuove regole, ma nella serata di ieri Asstel, associazione delle telco in seno a Confindustria, ha già contestato la delibera sostenendo che non sia compito nè prerogativa di Agcom entrare nel merito dei rapporti tra le telco e gli utenti: “Agcom non ha il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali fra operatori telefonici e clienti”, si legge nella nota, “quale ad esempio la durata di rinnovo e dei cicli di fatturazione, ma può soltanto intervenire a tutela della clientela in materia di trasparenza informativa”.

L’associazione promette di difendere a spada tratta gli interessi dei propri associati: “Tuteleremo i diritti dei nostri associati nelle sedi più opportune”, aggiunge il presidente di Asstel Dina Ravera “con l’obiettivo di ripristinare il diritto degli operatori al libero esercizio dell’attività di impresa”.

 

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